Stefano Bolognini è maestro nel catturare la realtà e le sue mille sfumature con estrema bravura. Lo Zen e l'arte di non sapere cosa dire è una travolgente giostra di personaggi e vicende che con incalzante ritmo narrativo ci regalano l'immediatezza e l'assurdità della vita. Ecco per esempio la storia di Luisa, donna risoluta e spigolosa che aborrisce smancerie e sentimentalismi. Poi, un giorno, ascolta un vecchio 78 giri di provenienza americana e di colpo piange, si dispera, non riesce più ad andare a lavorare: perché?
C'è poi Ermete che, tra il primo e il secondo, si alza da tavola: «Scendo un attimo a prendere le sigarette» dice… e ricompare tre anni dopo. Situazioni così, frammenti di vite vissute, storie ben congegnate ricalcate dal vero. Dopo Come vento, come onda, Bolognini ci offre con questi nuovi racconti una godibilissima interpretazione di gesti e consuetudini di ordinaria quotidianità alla luce delle teorie freudiane. Pennellate precise e leggere, casi e vicende irresistibili nascosti dietro ai momenti di vita più comune.
La normalità è spesso troppo complessa per essere capita, ma Bolognini la descrive così bene che ci viene il sospetto che lui sappia come fare.