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Parenti e amici intimi sostengono che la sua instabilità ebbe origine da un terribile episodio nel quale furono coinvolti alcuni suoi zii che, trascinati tutti in tribunale, finirono, in qualche caso, in prigione. Al centro dell'episodio un bambino piccolo, bruciato da mani criminali in un impeto di crudeltà a dir poco inconcepibile. Le lacune nella storia di Ettore sono così numerose che dovremo percorrere vie traverse per cercare di colmarle. A dispetto del labirinto di punti interrogativi che ci ha lasciato, però, io ho sempre visto in lui un modello. Sono fermamente convinto che Ettore fosse dotato di animo forte e sano, curato e ben tenuto nonostante i tempi difficili, in un mondo tutt' altro che perfetto. Fu per questo che sentì il bisogno di scomparire, lasciando dietro di sé un mistero impenetrabile.
Partiremo dalla scena del crimine, che ne dite?
Venerdì 25 marzo 1938: Ettore ha un tracollo ed è in quello stato di disperazione che conduce invariabilmente a gesti estremi. Chiuso nella sua stanza all’albergo Bologna di Napoli, scrive due biglietti molto strani, uno per il suo capo e uno per la sua famiglia. Ha ottenuto da poco una cattedra all'Università di Napoli, dove il giorno dopo dovrebbe tenere una lezione di meccanica quantistica. Ne ha persino parlato con uno dei suoi studenti, ma non la terrà mai. Alle 22,30 si imbarca invece su un postale, il piroscafo diretto a Palermo, che dovrebbe approdare al capoluogo siciliano per l'alba del giorno dopo. Uno dei due biglietti che Ettore ha scritto è indirizzato al professor Antonio Carrelli, direttore dell'Istituto di Fisica dell'Università di Napoli, che lo riceverà sabato mattina.
Caro Carrelli,
ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia imprvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma soprattutto per aver deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai dimostrato in questi mesi. Ti prego anche di ricordarmi a coloro che ho imparato a conoscere e ad apprezzare nel tuo Istituto, particolarmente a Sciuti, dei quali tutti conserverò un caro ricordo almeno fino alle undici di questa sera, e possibilmente anche dopo.
(Tratto dal Prologo)
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