|
La lunga guerra contro le ecomafie prosegue in un paese in cui qualcuno pensa che la legalità sia a geografia variabile. Recentemente, infatti, al Senato la maggioranza ha reclamato un regime speciale per la Campania, per la quale propone con decreto legge la riapertura dei termini del condono edilizio del 2003, spalancando le porte a una sanatoria edilizia generalizzata. Con la scusa di qualche decina di famiglie in situazione di reale bisogno si vuole dare nuovo ossigeno al business del cemento nella regione in cui l'edilizia illegale è fonte prioritaria di riciclo dei capitali sporchi della camorra. Non è certo questo il federalismo che serve all'Italia.
La guerra prosegue mentre l'ombra lunga del disegno di legge sulle intercettazioni incombe pericolosamente sul futuro dell' azione delle forze dell'ordine e della magistratura. Questo nonostante gli appelli giunti dalla società civile a fare dietrofront, a partire da quello di Legambiente, e le richieste di molti parlamentari anche tra le fila della maggioranza, come l'emendamento bipartisan Realacci-Granata e la voce contraria dell'ono. Pecorella, presidente della Commissione d'inchiesta sul ciclo illegale dei rifiuti. Nonostante questi inaccettabili segnali in contro tendenza, l'azione di contrasto all' eco mafia non arretra. Anzi, si fa più incisiva.
Crescono gli arresti (+43%) e le denunce (+33,4%) sul fronte dei reati ambientali, con vere e proprie impennate nel racket dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 infrazioni nel 2009) e nell'illegalità contro la fauna (da 3.212 a 5.073, +58%), mentre non accennano a calare le azioni a danno del patrimonio storico-culturale, la pesca di frodo, gli scarichi illegali, l'abusivismo edili': . zio e più in generale il ciclo illegale del cemento, su cui si sta alzando un altro inquietante velo, quello del cemento depotenziato, che in strutture pubbliche e private mette a repentaglio la sicurezza di tutti. Tendenze preoccupanti, confermate nei primi tre mesi del 2010 con 9 inchieste, 90 arresti e 356 denunce per il solo reato di "attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti", che è anche, a tutt' oggi, l'unico delitto ambientale riconosciuto dal nostro ordinamento giuridico.
Se l'efficacia dell' azione d'indagine e repressione cresce, dall' insieme dei dati raccolti emergono anche le novità del fenomeno, che disegnano nuovi contesti e fanno capire quali saranno le sfide da affrontare nei prossimi anni Innanzitutto sta cambiando la geografia dell'illegalità, a livello sia nazionale sia internazionale. Nel settore dei rifiuti sono ben 73 le procure coinvolte, omogeneamente distribuite tra Nord, Centro e Sud, mentre il Lazio ruba la seconda piazza nella classifica regionale dell'illegalità ambientale scavalcando tutte le regioni a tradizionale presenza mafiosa, tranne la Campania, e la piaga del cemento depotenziato si diffonde dal Trentino ad Agrigento. Il segnale è chiaro: le ecomafie si avvicinano, anche fisicamente, al cuore produttivo (il Nord) e al cuore politico del paese.
Non è un caso che la manifestazione annuale in memoria delle vittime di mafia, promossa da Libera, quest' anno si sia tenuta a Milano e la presidente di Confindustria abbia allargato al territorio nazionale la meritoria opera di contrasto avviata da Ivan Lo Bello in Sicilia. In questa lenta ma incontrovertibile emigrazione verso nord si disegnano nuovi assetti che richiedono con urgenza efficaci forme di coordinamento tra le procure e la messa a punto di sistemi più sofisticati di indagine. È evidente infatti che, oltre alla collusione di una parte del sistema produttivo - la Calcestruzzi Spa di Bergamo non è affatto un caso isolato -, sta emergendo con evidenza la funzione centrale dei colletti bianchi.
Sia nel ruolo di direzione delle cosche, come nel caso dell' architetto Giuseppe Liga arrestato a Palermo, in una sorta di cambiamento antropologico dei clan tradizionali. Sia, soprattutto, in quel settore costituito da funzionari di banca e della pubblica amministrazione che non fanno domande scomode, si accontentano di risposte poco verosimili e che stanno diventando la spina dorsale del successo dei nuovi business illeciti. Come avviene, per esempio, intorno ai centri di stoccaggio dei rifiuti attraverso il sistema del "giro bolla", che consente la sistematica falsificazione dei documenti che accompagnano i carichi. Oppure nell' alterazione delle procedure di controllo della consistenza del calcestruzzo.
Intanto emergono nuovi sconcertanti scenari anche a livello internazionale. Una nuova attenzione degli inquirenti ha consentito di accendere i riflettori sulla scala globale dei traffici illeciti di rifiuti: in partenza dai nostri porti sono state sequestrate 7.400 tonnellate di rifiuti nel 2009, contro le 4.800 del 2008, destinazione Europa, Asia e America, e soprattutto Cina. In un quadro in così forte evoluzione, lascia perplessi l'assenza di altrettanto dinamismo su almeno due fronti istituzionali. Recentemente l'Ispra ha presentato i dati annuali sul sistema rifiuti Italia, che registra per la prima volta un calo nella produzione dei rifiuti urbani proporzionale al calo dei consumi, ma non fornisce alcun dato sui milioni di tonnellate di rifiuti speciali scomparsi.
L'ultimo dato disponibile è quello del 2006: 31 milioni di tonnellate corrispondenti a circa 7 miliardi di guadagni illeciti. Un buco informativo difficilmente giustificabile, che non ci può esentare dal pensare che in questi quattro anni il volume del traffico illegale di veleni abbia continuato a crescere. Il secondo buco nero è rappresentato dall'irrisolta questione delle "navi dei veleni" affondate intorno alle coste della Calabria e in cui tutto fa pensare, sospetto condiviso anche dalla Commissione parlamentare sui rifiuti, a un significativo coinvolgimento dei servizi segreti. Una vicenda che se può accendere qualche luce su episodi inquietanti, come la morte del capitano De Grazia, pone questioni per nulla rassicuranti sia sul sistema di smaltimento illegale dei rifiuti sia sullo stato di salute del nostro mare.
Sullo sfondo, a confermare le nostre preoccupazioni, la deriva che ha assunto il dibattito pubblico sulla legalità nel nostro paese. Nonostante la scadenza imposta dall'Unione europea per fine 2010, la discussione sull'inserimento dei reati ambientali nel codice penale langue, mentre chi oggi è impegnato in prima linea su questo fronte si aspetta segnali precisi. Che mettano a disposizione degli inquirenti anche nuovi strumenti - per favorire, per esempio, la collaborazione e il ravvedimento operoso -, in modo da innestare il circolo virtuoso della lotta alla criminalità e della bonifica dei siti inquinati con le stesse risorse sottratte alle mafie. A noi di Legambiente spetta il compito di non far abbassare l'attenzione sociale su questi temi. Continuando a condurre una battaglia di civiltà che siamo convinti si possa vincere, nell'interesse di tutto il paese.
Indice:
PREFAZIONE Roberto Saviano
INTRODUZIONE Pietro Grasso
PRESENTAZIONE Vittorio Cogliati Dezza
PREMESSA Enrico Fontana e Sebastiano Venneri
L'azione delle forze dell' ordine e degli altri organi di Polizia giudiziaria
Il ciclo illegale dei rifiuti
Traffici illeciti, dalle indagini alle sentenze
Lo scandalo del calcestruzzo depotenziato
Mattone illegale e shopping di mafia I buoni esempi
Le armi della cultura Una sfida globale
Le proposte di Legambiente Per non dimenticare
1. L'ILLEGALITÀ AMBIENTALE IN ITALIA
La classifica dell'illegalità ambientale
2. Il business dell'ecomafia
3. Il ciclo dei rifiuti: numeri e storie
4. LA "RIFIUTI SPA"
La "catena montuosà' dei rifiuti scomparsi
L'ecomafia nei documenti istituzionali
Michele Zagaria, il capo dei capi dell' ecomafia
L'analisi della Direzione investigativa antimafia (Dia)
Il racket dei rifiuti
5. LE BONIFICHE FANTASMA
Il caso amianto
6. Le navi a perdere
7. IL CICLO DEL CEMENTO: NUMERI E STORIE
Abusivismo edilizio in italia
Numeri e storie
L'affare eolico
8. CALCESTRUZZO DEPOTENZIATO: LA GRANDE TRUFFA
Sicilia: il regno del cemento
Calabria: l'inchiesta "Bellu lavuru" e le scuole pericolanti Campania, gli affari della camorra
Molise: la statale dai "piedi d'argillà'
Il terremoto in Abruzzo
Le richieste di Legambiente
9. L'ITALIA CHE FRANA
Il caso Vibo Valentia: abusivismo killer
10. LO SHOPPING DI MAFIA:
CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
Assalto al territorio
La Sicilia: l'eldorado dei parchi commerciali
Gli affari della 'ndrangheta e la coloniizazione del profondo Nord
I supermarket della camorra
11. ABRUZZO: OBIETTIVO "RICOSTRUIRE PULITO"
I crolli dolosi Ricostruire pulito
12. L'archeomafia
13. IL RACKET DEGLI ANIMALI
La tecnologia contro i "criminali del cavallo"
I numeri dell'illegalità
14. L'AGROMAFIA Settore agricolo
I mercati ortofrutticoli e ittici Mercato del pesce
Truffe a tavola
Rosarno, le arance insanguinate
La mafIa dei boschi
16. L'ECOMAFIA GLOBALE
Un rinnovato impegno a tutela della salute e dell'ambiente
I traffici globali di rifiuti
Il traffico internazionale di specie animali e vegetali
Maledetto avorio
|