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A un certo punto diventa quasi un ritornello: «Vorrei un cucciolo, un cagnolino, un gattino, un coniglietto ... ». I ragazzini più decisi e intraprendenti possono perfino mettere i genitori davanti al fatto compiuto, portando a casa un nuovo amico peloso, come feci anch'io a suo tempo. Fin da piccola avevo chiesto mille volte, invano, di poter adottare un cane o un gatto. Quando avevo 10 anni, una vicina di casa mi offrì in regalo una bellissima micina tigrata, figlia della sua gatta: me ne innamorai a prima vista e, quella volta, mi impuntai per averla. La mamma era perplessa, ma la signora ebbe l'astuzia di proporle una prova: se la bestiola ci avesse dato qualche problema, lei era pronta a riprenderla.
Bisognava ancora convincere papà, un'impresa non facile. Pensai di aspettare qualche giorno, tenendo la cucciola in camera mia. Passata la settimana di 'prova', lui non si era accorto di niente. A quel punto decisi di affrontare l'argomento e gli chiesi se potevo adottare quella deliziosa gattina. Naturalmente disse di no, iniziando subito a snocciolare tutti gli enormi problemi che, secondo lui, ci avrebbe creato con la sua presenza in casa. Era giunto il momento di dimostrargli che si sbagliava: andai a prendere la piccola Lulù, gliela feci vedere e gli spiegai che conviveva già con noi da alcuni giorni. Mio padre era giornalista e, a quel tempo, si occupava ancora di cronaca nera: trovandosi spesso a seguire eventi drammatici che coinvolgevano i bambini, tendeva a vedere pericoli ovunque.
Ci spiegò che la convivenza con un felino avrebbe comportato gravissimi rischi per la nostra salute. Il giorno dopo convocò anche la pediatra e le chiese di spiegarci a quale terribile catastrofe sanitaria stavamo andando incontro. "Guardi che alle sue bambine fa sicuramente peggio respirare l'aria inquinata di Milano e il fumo delle sue sigarette! - sentenziò la dottoressa - Che malattie si potranno mai prendere da un gattino così piccolo, sano, nato in casa e controllato dal veterinario? »
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