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Il modo in cui vediamo una stanza o un paesaggio, il nostro senso della somiglianza o della differenza, le emozioni che proviamo, le idee che abbiamo su noi stessi: tutto ciò è contenuto nel linguaggio e nel nostro rapporto con le parole. Parte di questo rapporto è diretta: ci si mostra un colore e ci si dice che è rosso. Ma un'altra parte è assai più complessa. Via via che cresciamo, il rosso comincia a connotarsi di significati tanto collettivi che individuali. Bandiera rossa, cinema a luci rosse, croce rossa, aringa rossa, occhi rossi, viso rosso, rosso fuoco: sono tutte variazioni sul tema che vanno ben al di là della semplice associazione fra parola e colore. Per formare queste immagini occorre che la parola sia filtrata attraverso la nostra coscienza e il nostro specifico modo d'essere.
E in questo tentativo di conoscere l"altro da noi' nella sua peculiarità si rivela contemporaneamente la nostra specificità. Certe persone hanno paura di vedere o sentire le cose in maniera diversa dalla maggioranza degli esseri umani. Per altre è eccitante rendersi conto dell' aspetto nascosto e della complessità delle cose. Per quelli che non vogliono scostarsi dal modo di vedere generale, il lato creativo della vita nel migliore dei casi è inutile, nel peggiore pericoloso. Ma per coloro che sono attratti dalla molteplicità della realtà e dalle possibilità uniche della loro visione, quello della creatività è il cammino che devono perseguire. È della creatività e dei mondi che essa apre che qui ci vogliamo occupare.
IL LINGUAGGIO DEL NOSTRO SÉ INTERIORE
Ci stiamo addentrando a questo punto in un mondo assai singolare. li discorso pubblico - politico, sociale, diplomatico, commerciale - ha corrotto a tal punto il linguaggio che giustamente noi sospettiamo del contenuto delle parole: non ci fidiamo della sua veracità. li linguaggio è stato capovolto; eppure ha in sé la possibilità della rivelazione. Quanti si dedicano appassionatamente alla scrittura di un diario o della storia della propria vita, lo fanno perché sentono che quelle stesse parole che sono state usate per derubarli dell'individualità sono anche il mezzo con cui si può ristabilire la dignità della persona e svilupparne l'identità. Quando si rispetta l'autenticità, descrivere il mondo e descrivere se stessi sono una sola cosa: arte, mondo, psiche sono un tutto continuo. Come il linguaggio possa rivelare o offuscare la realtà mi è stato chiaro qualche inverno fa. In un momento particolarmente buio della mia vita, mi ero recata a Cape Cod per un periodo di solitudine. li freddo invernale, la neve, un terribile vento tenevano la gente in casa. Gli alberghetti in cui soggiornavo erano generalmente vuoti, le strade deserte. Nei negozi non c'era un' anima. Questo mi piaceva. Mi beavo del silenzio. Durante le poche ore di luce passavo il tempo fotografando la mia ombra; la sera scrivevo poesie: una serie di poesie in prosa che chiamai Lettere d'ombra: autoritratto di una donna sola.2 Un sabato sera, verso la fine del mio soggiorno, mi trovai in un ristorante insolitamente affollato. I tavoli erano vicinissimi gli uni agli altri: sola a un tavolo nel centro della sala, mi trovai sommersa dalla conversazione altrui, animata, a tratti eccitata. Ma dalle espressioni dei visi, dagli atteggiamenti dei corpi, dai frammenti di dialogo che vidi e udii il discorso sembrava assai meno significativo di quanto fosse continuo. Mentre ascoltavo il chiacchiericcio, pensai: sembriamo tante scimmie. In compagnia è difficile tacere. li discorso si prolunga anche quando non c'è niente da dire. La parole riempiono un vuoto. Ma spesso creano altro vuoto.
(Tratto dal primo capitolo)
Indice: 1. La creatività 2. La storia 3. La storia maggiore: archetipi, fiabe e miti 4. La scrittura come pratica spirituale Epilogo. Vivere la storia.
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