Nel silenzio riaffiorano in tutta la loro unicità. Un reportage d'autore, intenso ed emozionante, che ci porta nei luoghi più poveri del mondo e nell'Italia dimenticata. Suoni di vita e passione emergono nei racconti di persone alla ricerca di speranza, verità, giustizia e misericordia. Per Alda Merini la morte è una dea. Giulio Albanese, prete-reporter, vede Dio negli ultimi. Padre Zanotelli, di fronte all'inferno di Korogocho, nel tormento del dubbio, si chiede: «Dio mio, Dio dove sei?». Le denunce di Gino Strada nell'esperienza di Emergency risuonano come una preghiera laica, in un grido alla pace. Tra le vittime di ogni giorno, nei luoghi di lavoro del nostro paese, il ricordo di Giuliano, un ragazzo dilaniato alla vigilia di Natale nell'esplosione della fabbrica dove smerigliava macchinette da caffè, è una ballata che ci richiama alla responsabilità.
Il viaggio prosegue in India, nelle fabbriche dei mattoni dove le donne-mulo sono schiave insieme ai figli, padri, parenti e mariti. In Albania, nelle fabbriche di abbigliamento intimo, operaie, giovani e anziane, ogni sera vengono denudate dagli imprenditori italiani, «preoccupati per i furti di slip e reggiseni». Ancora, storie di cronisti italiani uccisi, sulla strada del racconto, per una stampa concepita in libertà. Giornalisti sepolti idealmente nel cimitero di Spoon River, dove «tutti, tutti ora dormono sulla collina».
Il reportage di Nevio Casadio, si snoda come un romanzo, tenero e violento, di vita reale. Donne, uomini e bambini, abbattuti da prepotenze di ordinaria disumanità, e le persone di buona volontà chiedono la costruzione di ponti. «Dopo la fontana, la più grande buona azione è costruire un ponte» aveva scritto Ivo Andri´c, nel Ponte sulla Drina.