|
Non è facile, in regime di democrazia dell’immagine, trovare dei politici capaci di anticipare le necessità del loro popolo e ammaestrarlo, perchè occorre contraddire i desideri immediati di molta gente a cominciare dai più potenti. Salvo rarissime eccezioni, i politici sono gli ultimi a capire e interpretare i cambiamenti, specie quando sono molto veloci e radicali. La crisi economica in atto a livello mondiale, dovuta in buona parte proprio alla globalizzazione tanto propagandata e voluta dai monopolisti multinazionali, con la sua immensa imprevedibilità sta facendo desiderare una rivoluzione, cioè il passaggio da un’economia della crescita a un’economia della stabilità fondata sulle attività primarie e segnatamente sull’agricoltura tradizionale come settore in grado di dare sicurezza a una paese.
Non parlo qui dell’agricoltura industriale e commerciale, cioè delle grandi produzioni specializzate per il mercato, quelle che gli inglesi chiamano le "cash crops" (raccolti per il denaro). Parlo invece proprio dell’agricoltura contadina, aggiornata ma fondata sulla sussistenza del podere, sull’autarchia regionale e per conseguenza sulla massima presenza di comunità rurali nel territorio agricolo. Data l’assenza negli attuali governi regionali e statali in Italia di maggioranze con la capacità e il coraggio di far propria una politica del genere, possiamo contentarci di disegnarla per dei governi futuri e per i movimenti neocontadini che praticando la disobbedienza civile, l’obiezione di coscienza alle leggi folli attualmente in vigore, preparano il domani con la forza morale e lo spirito di sacrificio che ciò comporta. In questo terzo e per il momento ultimo volume dedicato all’agricoltura contadina, si portano ulteriori testimonianze sia di forme recenti di manualità altamente produttiva e di bassa fatica ma di grande intelligenza, sia delle follie legislative e regolamentari in vigore. Da esse si ricavano, per contrasto ma non solo, le linee fondamentali di una politica di ritorno del mondo rurale italiano, che di seguito si enunciano per sommi capi. Poichè è suprema ingiustizia fare parti uguali fra diversi la precondizione alla nascita di una politica rurale in Italia è elevare una barriera fra l’industria agraria, cioè l’attività produttiva decisamente più inquinante, e l’agricoltura contadina che è l’attività più ecologica, capace di ripulire le catene alimentari e il territorio.
di Giannozzo Pucci
Il volume contiene articoli di: Dunstan McKee, Rob Lindsay, Darrell A. Posey, Peter Freeman, Thomas Fricke, Michele Corti, F. Terrason, G. Tendron, Sandro Lagomarsini, Fausto Gusmeroli, Giorgio Ferigo, Massimo Angelini, etc.
|