“Benvenuti al festival di Woodstock. Benvenuti a casa.” (Cartello affisso da Elliott al motel.)
Cominciò con Richie Havens alle 17,07. A seguire altri 31 musicisti tra cui Arlo Guthrie, Joan Baez, Santana, Janis Joplin, Who. Concluse Jimi Hendrix, con una performance di 2 ore. Secondo “Rolling Stone”, il festival di Woodstock è uno dei “50 momenti che hanno cambiato la storia del rock”.
“Viene a suonare qualcuno di speciale?” “Sempre i soliti quattro gruppi da niente.”
Nella stagnante cittadina di Bethel, a nord di New York, non è facile essere un artista, per tutti sei solo l’erede gay (non dichiarato) del motel fatiscente dei tuoi genitori. Ma Elliot Tiber ha in mano un documento che può farlo entrare nella Storia: una licenza per eventi musicali, l’unica cosa che può salvare il festival di Woodstock. E il giorno in cui l’organizzatore Mike Lang piove nel suo cortile in elicottero comincia quell’estate del 1969 destinata a cambiare la sua vita. Dapprima, certo, in peggio: i 50.000 spettatori previsti diventano un fiume in piena di furgoni Volkswagen, zaini e chitarre, la contea dichiara lo stato di emergenza e i compaesani terrorizzati dall’invasione dei capelloni chiedono la testa dello scellerato che ha dato origine al caos.
Accorrono i mafiosi a pretendere il pizzo, la mamma di Elliot incappa in un’infornata di biscotti all’hashish, l’albergo minaccia di crollare nel turbine delle notti bianche e del libero amore e c’è chi arriva fin lì solo per partorire in cortile. Ma ogni disastro viene dimenticato nel momento in cui planano nell’aria le note di Freedom suonate da Richie Havens, prime gocce di un diluvio rigeneratore di musica pronta a rotolare giù per la statale 17B come un tuono e a rimbalzare in tutto il mondo. Creedence Clearwater Revival, Janis Joplin, Carlos Santana, Who, Jimi Hendrix e moltissimi altri si alternarono su quel palco, dal 15 al 18 agosto 1969. Ai loro piedi era radunato mezzo milione di persone, accorse sotto le insegne della musica per muovere guerra all’odio, al pregiudizio e alla violenza.
Quarant’anni dopo il nome di Woodstock evoca ancora quello slancio irripetibile, a cui Tiber rende omaggio raccontando la storia avventurosa, esilarante e commovente di una famiglia come tante, di un sognatore come pochi, di una generazione come nessun’altra e della loro indimenticabile Summer of Love.