Divagando da un argomento all'altro in assoluta libertà, secondo l'uso indiano, Geronimo ha dettato a viva voce la storia della sua vita. I temi si intrecciano in un colorito disordine: il canon No-doyohn nel quale è nato, la caccia al bisonte, le tradizioni religiose della sua tribù, la raccolta del sale, la scelta delle erbe medicinali, le danze, i giochi, i banchetti, i divertimenti.
Poi arrivarono le truppe dei Bianchi. Fu un'epoca di scorrerie, di spedizioni punitive e di massacri che Geronimo visse in prima persona dal 1858 al 1886. Lo definirono "quel selvaggio assetato di sangue". In realtà come ogni Apache, era un uomo "assetato di natura".
Ed è nel punto cruciale della natura che Frederick W. Turner, nella sua Introduzione, individua il più lacerante dissidio fra i colonizzatori e i Pellerossa. La lunga, atroce e cinica guerra di conquista, sostiene Turner, fu soprattutto lo scontro fra due culture. Da un lato gli Apache, fedeli al loro immenso ciclo vitale. Dall'altro lato i Bianchi, ossessionati dalla tecnologica smania di domare la natura, di sfruttarla, di spegnerla.