Rudy Rucker, agguerrito esploratore di «un territorio oscuro e sconosciuto di ciò che egli chiama “menterama”» (Martin Gardner), studioso degli insiemi transfiniti e autore di un’opera che ebbe subito vasta risonanza nel mondo scientifico (La mente e l’infinito, 1982), si dedica in questo libro a un tema che ha sempre affascinato «chiunque abbia un minimo d’interesse per la matematica e per la fantasia»: le dimensioni che si aprono al di là delle tre che siamo convinti di conoscere, a partire dalla quarta (il tempo?) sino alle infinite dello spazio hilbertiano.
Rucker riesce in questa sua impresa coniugando (come raramente accade) le divergenti virtù del narratore e dello scienziato rigoroso, quasi volesse prendere per mano – «con un gusto e un’energia da mozzare il fiato» – ogni lettore di Flatlandia e aiutarlo a tuffarsi «negli spazi con più di tre dimensioni». Pur di rendere evidenti i più ardui problemi, pur di risvegliare il senso dello stupore e sfidare le capacità di analisi, Rucker è anche ricorso ad appositi stratagemmi, con sottile inventività: così il libro è accompagnato da una serie di deliziosi e molto istruttivi disegni nonché da una scelta di problemi, dei quali vengono offerte alla fine anche le soluzioni.
A poco a poco, quasi senza accorgercene, ci troveremo proiettati in una zona remota dove la speculazione scientifica finisce per incontrare con assoluta naturalezza l’I Ching e la sincronicità di Jung e Pauli – come dire lo hic sunt leones di ogni pensiero.
La quarta dimensione è apparso per la prima volta nel 1984.