In questo repertorio, un rilievo particolare spetta al dialogo, in medio alto tedesco, tra un confessore e una figlia spirituale, Katrei, dall’identità storica controversa. Nella mistica medioevale il magistero di Meister Eckhart ebbe così vasta influenza da ramificarsi ben presto in una foresta di detti, aneddoti, racconti incentrati su di lui e sul suo pensiero, e tesi a diffonderne gli insegnamenti anche in ambito popolare.Seguendo uno schema comune ad altre opere dell’epoca, il testo inscena un progressivo ribaltamento di ruolo tra le voci in campo, con il confessore che rivela via via la propria impotenza di fronte alle domande che gli vengono poste, e la figlia spirituale che si tramuta, attraverso un’esperienza del divino di inaudita radicalità, nella guida di chi avrebbe dovuto guidarla.
Una radicalità che sconvolge, e che s’impone a tutti i livelli: da un lato, infatti, restituisce alle categorie dell’ortodossia cattolica una violenza rimossa (il pentimento, ad esempio, «deve esser così grande che preferiresti mille volte morire piuttosto che continuare a compiere il male»), dall’altro vede l’ascesa all’«unico uno» come una progressiva spoliazione da ogni appiglio sensibile e concettuale, fino allo scioglimento in un luogo senza «angeli né santi, né cori angelici né cieli». Fedele alla lezione del Maestro al punto da gareggiare con lui per rigore e intensità di tono, la parola di «sorella Katrei» ci accompagna così sino alla vertigine ultima: quella del «distacco» assoluto.