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Frank Kafka narra:
“Ho tre cani: Tienilo, Prendilo e Maipiù. Tienilo e Prendilo sono comuni piccoli pincer e nessuno li noterebbe se fossero soli. Ma c’è anche Maipiù. Maipiù è un dogo bastardo, e un allevamento di secoli non sarebbe riuscito a dargli il suo attuale aspetto. Mai più è uno zingaro.
Tutte le mie ore libere - e, in sé, sarebbero moltissime, ma devo passarne troppe a dormire per scacciare la fame - io le passo con Maipiù. Su un divano alla Récamier. Non so come questo mobile sia capitato nella mia mansarda, forse voleva andare in qualche ripostiglio, ma poi, sfinito, si è fermato in camera mia.
Maipiù è del parere che così non si può andare avanti e che perciò bisogna trovare una qualche via d’uscita. Anch’io, in fondo, sono della stessa opinione ma di fronte a lui fingo di pensarla altrimenti. Lui corre avanti e indietro per la camera, ogni tanto balza sulla sedia, stiracchia coi denti il pezzo di salame che ho messo lì per lui, poi lo spinge verso di me con la zampa e ricomincia a correre in tondo".
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