"Direttrice di niente" di Elena Onori. Nome di fantasia, dietro il quale si cela una dottoressa, direttrice di importanti strutture pubbliche, vittima di una segregazione progressiva sul lavoro chiamata mobbing: sei anni di persecuzione che la dottoressa è riuscita a superare e a vincere, mettendo in gioco fino in fondo la sua stessa vita.
L'attacco sistematico volto a isolare questa dirigente scatta non appena la dottoressa tenta di proporre un sistema qualità all'interno della struttura pubblica, con la formazione di un'equipe composta da molte professionalità e competenze in grado di rendere più efficiente il servizio. Un attacco dall'alto durato per anni, fino all'esilio in una stanzetta-spogliatoio senza neppure una linea telefonica esterna e senza un computer: tutto il giorno senza poter fare nulla.
La salute fisica e mentale della protagonista vengono minate seriamente, inizia dunque una ricerca di aiuto presso associazioni contro il mobbing, cliniche del lavoro, psicoterapeuti unitamente alla scelta della via legale. La battaglia è senza esclusione di colpi. Ma questo medico, in un'autobiografia che unisce vissuto e fatti, indica bene le vie per non soccombere e, alla fine, per vincere su tutti i fronti.