Norberto Bobbio, a partire dai primi anni settanta, è stato per Danilo Zolo un significativo riferimento intellettuale e morale, un pensatore rigoroso e appassionato, attento alle vicende della vita politica e testimone esemplare di impegno civile, la cui lezione ha lasciato in lui una traccia profonda. Con Bobbio, Zolo ha condiviso il fastidio per la pedanteria degli accademici, per la loro pigra indifferenza di fronte alle tragedie del mondo, nonché lo “stile di pensiero” sobrio, austero e indipendente, che riflette quelli che Bobbio aveva chiamato “i frutti più sani della tradizione intellettuale europea”: l’inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Il confronto critico con la figura e l’eredità intellettuale di Bobbio emerge in questo volume ancor più vivo e attuale grazie alla selezione delle lettere ricevute dal maestro torinese nel corso di oltre un ventennio, qui presentate con un ampio corredo di note esplicative che ne ricostruiscono i contesti storici e culturali. Al centro della corrispondenza sono i temi della democrazia, dell’ordine internazionale e della pace, ma non mancano le sollecitazioni del presente, come nella vivace discussione sulla prima guerra del Golfo o nella reazione ferma alla campagna orchestrata da un settimanale su un presunto periodo fascista.
Ne emerge un’immagine di Bobbio piuttosto inconsueta, diversa da quella di docente universitario compassato, rigido e austero: il ritratto di un grande intellettuale che all’inesorabile severità con cui giudica se stesso, anzitutto, e poi i suoi interlocutori, aggiunge una profonda sensibilità umana, bontà e modestia.