La Kena Upanisad appartiene al Samaveda, e verte esclusivamente sulla conoscenza del Brahman. Il suo nome deriva dalla parola iniziale kena che significa "da che cosa?". La Kena consta di quattro Khanda (Sezioni): i primi due, in versi, presentano una tematica di ordine metafisico in quanto trattano essenzialmente del Brahman inqualificato; gli altri due, in prosa, prospettano una dottrina per lo più ontologica in quanto si riferiscono al Brahman nel suo aspetto qualificato, quale Principio causale della manifestazione.
La Mundaka Upanisad fa parte dell'Atharvaveda e il suo nome deriva dalla radice mund, rasare, purificare: mundaka è sia "colui che si rade (la testa)" sia "ciò che purifica", dato che la comprensione del suo insegnamento consente all'uomo di purificarsi, di liberarsi dall'ignoranza e dall'errore che lo costringono nell'incessante trasmigrazione esistenziale.
Il nucleo fondamentale del suo insegnamento verte sulla questione concernente "che cosa è necessario conoscere per conoscere tutto". La Mundaka distingue due conoscenze: la conoscenza non suprema (aparavidya) e la conoscenza suprema (paravidya). L'Aitareya Upanisad è una delle più antiche Upanisad vediche e appartiene al Rgveda.
Questa Upanisad intende guidare l'uomo alla ricerca della propria reale natura distogliendolo sia dal mero cerimonialismo esteriore sia dall'attaccamento verso l'esperienza relativa, tanto in questa quanto in altre modalità di esistenza. Nell''Aitareya si ritrovano alcuni temi fondamentali upanisadici: l'unità dell'Essere, l'identità àtman-Brahman, il mito del Mahàpurusa o Uomo cosmico, la conoscenza quale essenza dell'Assoluto.
Il Commento di Sankara si rivela prezioso e indispensabile in quanto gli argomenti trattati, l'apparente eterogeneità e la singolare forma espressiva delle Upanisad possono presentare una certa difficoltà di interpretazione.