Antico testo ispirato, la Bhagavadgita fa parte del poema epico Mahabharata ed è basato sul dialogo tra Arjuna e Shri Krishna. Il primo è un guerriero che, al momento di affrontare una terrificante battaglia, colto da sconcerto e pentimenti, cede l’arco e le frecce e si affida all’insegnamento salvifico di Krishna. Questi rappresenta la coscienza pura e illuminante cui si può appellare colui che cade nel dubbio.
La Bhagavadgita è un poema epico in chiave allegorica. Il dialogo tra i due protagonisti si svolge sul carro, nel campo di battaglia che, allegoricamente, rappresenta il teatro della vita; il carro è il corpo umano, i cavalli sono i sensi, l’auriga, cioè Krishna, è il pensiero-guida, le redini sono il raffrenamento e l’austerità, mentre Arjuna è l’essere umano comune smarrito e confuso di fronte ad un’imminente catastrofe, peraltro da lui stesso programmata e organizzata.
Nel testo non vi è un’esposizione sistematica delle pratiche yoga, ma queste vengono costantemente ricordate ed elogiate dal Maestro Supremo che incita l’amico-discepolo ad agire nel più totale abbandono all’assoluto, dimentico del proprio ego e dei risultati delle sue azioni.
Nel corso dei secoli i commentatori della Bhagavadgita sono stati molti, ma Vimala Thakar, grande Maestra vivente, interpreta, forse per la prima volta, in un modo completamente nuovo, sia lo sgomento di Arjuna sia gli insegnamenti di Krishna. Il suo approccio abbraccia, in senso universale, la vita e le problematiche di ciascuno al di là della razza, del credo religioso, della posizione sociale e così via.
Ognuno di noi può riscontrare, nelle parole di Vimala, riferimenti, suggestioni e soluzioni alle sfide che tutti i giorni deve affrontare. Vimala esprime amore, comprensione e compassione per ogni essere umano; le sue parole rassicurano e incoraggiano il ricercatore spirituale, arricchendo la sua esistenza e guidandolo verso i più alti livelli di coscienza.