In una mattina del febbraio 1953, nella quiete del Cavendish Laboratory di Cambridge, la soluzione del puzzle al quale il giovane Watson lavorava da tempo prese la forma di una doppia elica con le due catene orientate in direzione opposta. Alla luce di quelle delicate eliche complementari, tutto quello che insieme a Francis Crick egli aveva appreso sul dna e sulle sue proprietà – i dati con i quali avevano a lungo combattuto – appariva dotato di una sua logica. «Ben presto mi resi conto che un semplice schema di appaiamento funzionava a meraviglia: A combaciava alla perfezione con T, e G con C. Era dunque così? La molecola consisteva di due catene legate tra loro dalle interazioni fra le coppie A-T e G-C? Era talmente semplice, talmente elegante, che doveva necessariamente essere giusto»...