Cresce ogni giorno il numero di quotidiani e periodici cartacei e on-line, free press, radio, televisioni, blog, e questo sembra garantirci un accesso all’informazione senza precedenti nella storia. Ma è veramente così? E non stiamo pagando nessun prezzo? La risposta è sotto gli occhi di tutti. L’informazione si sta trasformando in intrattenimento; la sua qualità decade ed è raramente sottoposta a verifica; le gratifiche dei giornalisti sembrano più legate ai margini di profitto dell’azienda che alla serietà del loro lavoro; la lealtà che i professionisti dovrebbero ai lettori, è spesso sacrificata agli interessi della testata o ai giochi di potere ai vertici delle società. La comunicazione giornalistica sta insomma attraversando un periodo di transizione che mette in gioco la sua credibilità e soprattutto la possibilità per i cittadini di disporre di un’informazione davvero indipendente, essenziale per la formazione della pubblica opinione e il buon funzionamento delle istituzioni democratiche. Da tale consapevolezza è nato questo lavoro, frutto dello studio dei media americani (gli Stati Uniti sono il paese che ha visto la nascita del giornalismo moderno) e dei loro protagonisti. La ricerca ha coinvolto 300 giornalisti e 3000 lettori e da essa sono emersi quelli che potremmo considerare i principi fondamentali (e irrinunciabili) del buon giornalismo. Di fronte ai cambiamenti della professione e alla possibilità che l’informazione perda la propria libertà, travolta dalle regole del commercio e dell’affarismo, il solo modo che abbiamo per opporci è infatti pretendere l’assoluto rispetto di queste norme essenziali.