In diversi Paesi, europei ed extraeuropei, dopo un lungo periodo di conformismo, si sono visti affermare dei movimenti che ripropongono una critica radicale all'esistente. Questa nuova soggettività contestataria è spesso giudicata sterile, incapace di passare a uno stadio più politico, di proporre mutamenti realisti. È, questo, un giudizio che gli autori di questo libro rifiutano. Essi sostengono che i nuovi movimenti sociali, ignorando volutamente la questione del potere e della sua conquista, inventano una politica del "contropotere", i cui effetti sulla società esistente sono più importanti di quanto si possa credere.