La schiavitù non è affatto scomparsa: attualmente si stima che ci siano circa ventisette milioni di schiavi, una cifra mai raggiunta in passato. Se ne sa però troppo poco ed è proprio l’ignoranza a favorirne sopravvivenza e diffusione. Gli schiavi sono individui privati della libertà, costretti a lavorare senza possibilità di scelta, senza tutela o riconoscimento del loro status, non pagati, in condizioni spesso disumane, asserviti con crudeltà e violenza. Non si trovano solo in India, Pakistan, Bangladesh, Thailandia, Mauritania, Brasile, o in altri paesi sottosviluppati, sono occultati anche nelle ricche capitali dell’Occidente industrializzato e democratico. Diversamente dalla vecchia, la nuova schiavitù non comporta un rapporto di lungo periodo, perciò gli schiavisti non hanno interesse nella salute e riproduzione del loro investimento. Gli schiavi hanno un bassissimo costo e sono potenzialmente moltissimi, sono “usa e getta”, rischiano la vita quotidianamente, con lavori pericolosi o nella prostituzione, sono esposti a soprusi di ogni tipo, non più in base alla razza, bensì a causa della miseria.