Citando i testi più vari, e dando prova di un gusto marcato per la trasgressione, l'autore invita a sottrarsi, senza fanatismi e senza contrapposizioni violente, al totalitarismo della società contemporanea, ai suoi imperativi futili, per recuperare autonomia e uno sguardo disincantato e lucido, ma attento alla dolcezza. Se la dolcezza fosse una forma di debolezza, se fosse soltanto il contrario della violenza, e il segno infamante di un'impotenza, non si capisce come sarebbe potuta sopravvivere, tanto a lungo, a tutti i suo nemici. Eppure la dolcezza non si traduce in un potere. E' difficile, per esempio, che porti all'elaborazione di concetti o di slogan. Qualcuno potrebbe pensare che questo rappresenti una consapevole debolezza, ma io non sono d'accordo...