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Farid ad-din Attar
Farid ad-din Attar, (Nishapur, 1142 – Nishapur, 1220.Era figlio di un ricco speziale e ricevette un'eccellente educazione. Studiò l'arabo, la medicina e le scienze religiose islamiche. Da giovane aiutò il padre in bottega e alla sua morte la ereditò. Da speziale, i clienti che si rivolgevano a lui gli confidavano tutti i loro problemi medici ed egli ne era spesso profondamente toccato. La leggenda vuole che fu proprio lì che avvenne il suo avvicinamento al sufismo, per opera di un Derviscio che lo rimproverò per l'opulenza delle merci esposte - si dice infatti che ricevesse nella sua bottega "500 clienti al giorno" - invitandolo alla vita meditativa, l'unica in grado di dargli una morte dignitosa: alla richiesta di Aṭṭar che gli venisse fornita prova di ciò, il derviscio si distese a terra e morì. Quest'esperienza avrebbe colpito tanto Aṭṭar da indurlo ad abbracciare immediatamente la ricerca mistica.[2] Infine decise di abbandonare la sua attività e viaggiò moltissimo. Durante la sua permanenza a Kufa, a Mecca, a Damasco, in Turkestan ed in India, ebbe l'occasione di incontrare numerosi maestri (shaykh) sufi. Al suo ritorno promosse il Sufismo.
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Il Verbo degli Uccelli
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€ 25.00
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(-5%)
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DISPONIBILITÀ IMMEDIATA
Novità |
Costruita secondo un'articolata struttura dialogica che rielabora epistole filosofiche di vari autori antichi (Avicenna, Al-Ghàzàli), l'opera, più che un poema narrativo in senso stretto, è un libro sapienziale dove l'allegoria del viaggio degli uccelli lascia trasparire e a volte emergere l'intento didascalico. I volatili, riuniti in convegno, scelgono come re il favoloso uccello Simurgh (trasparente simbolo della divinità) e decidono di raggiungere la sua corte. Finalmente partono, ma solo trenta su centomila riescono ad arrivare a destinazione dopo aver attraversato le sette valli lungo cui si snoda la mistica via, una rappresentazione simbolica degli stadi attraverso cui l'anima, con costante progressione, attinge la perfezione divina. Simurgh (il « Trenta uccelli ») è in realtà lo specchio di quegli eletti che giungono alla sua corte: l'esplorazione attariana del «mare dell'anima» si compie dunque nella scoperta della sua totale identità con il mare divino.
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Parole di Sufi
Atadhkirat al-Awliya. A cura di L. Pirinoli
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DISPONIBILITÀ IMMEDIATA
Novità |
Dopo la lettura e la meditazione della Parola di Allah e degli ahddith del Profeta (...) niente può esser paragonato alle massime dei saggi (sufi). Esse infatti provengono da un'illuminazione interiore e non da una tradizione verbale, da una chiara percezione della Verità e non da un'elaborazione dottrinale. Emanano direttamente dalla sorgente dei misteri e non dalla trasmissione, e sono il frutto della scienza infusa [nel cuore direttamente da Dio e non dell'interpretazione (dei dottori). Inoltre i saggi non sono solo dei sapienti, ma anche gli eredi del Profeta - su di Lui il Saluto e la Pace!"
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