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Costruita secondo un'articolata struttura dialogica che rielabora epistole filosofiche di vari autori antichi (Avicenna, Al-Ghàzàli), l'opera, più che un poema narrativo in senso stretto, è un libro sapienziale dove l'allegoria del viaggio degli uccelli lascia trasparire e a volte emergere l'intento didascalico. I volatili, riuniti in convegno, scelgono come re il favoloso uccello Simurgh (trasparente simbolo della divinità) e decidono di raggiungere la sua corte.
Finalmente partono, ma solo trenta su centomila riescono ad arrivare a destinazione dopo aver attraversato le sette valli lungo cui si snoda la mistica via, una rappresentazione simbolica degli stadi attraverso cui l'anima, con costante progressione, attinge la perfezione divina. Simurgh (il « Trenta uccelli ») è in realtà lo specchio di quegli eletti che giungono alla sua corte: l'esplorazione attariana del «mare dell'anima» si compie dunque nella scoperta della sua totale identità con il mare divino.
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