Nutrito dai ricordi di una delle tante, troppe storie familiari di divisione e di perdita che si intrecciano intorno ai sessant’anni del conflitto arabo-israeliano, con intelligente umorismo, lo sguardo del palestinese Elia Suleiman si posa sullo smarrimento e sulla sofferenza di quanti hanno sacrificato vite intere sull’altare di una patria inesistente.
Il tempo che ci rimane è la cronaca di un amore che sfonda i confini della stupidità umana, il racconto col sorriso sulle labbra di una storia di odio perenne che non riesce a diventare passato.