Ogni giardino è un mondo infinito che esige una serie illimitata di rappresentazioni che offrono allo stesso tempo troppo e troppo poco: troppo, per il loro carattere composito, perché l’immaginario è già intervenuto; troppo poco, per l’inevitabile parzialità. Ne deriva la necessità di superare l’immagine, di inscriverla in una cornice semantica, in una narrazione che si forma per narrazioni successive.