«La mia voce è fra l'urlo e il silenzio», in apertura del libro, sintetizza metaforicamente un disagio psichico non più sostenibile. Una giovane donna decide di intraprendere una psicoanalisi. Questo romanzo sulla guarigione interiore nasce dalla scrupolosa trascrizione delle sedute fatta dalla paziente e non – come accade di solito – dall'analista. Gli incontri tra le due protagoniste hanno luogo in una stanza, in un mondo a sé stante, uno spazio che protegge ma in cui, man mano che la trasformazione si compie, la realtà esterna diventa sempre più presente, quasi ad accompagnare e significare i cambiamenti interiori. In partenza nebuloso, a volte contratto, questo dialogo psicoanalitico diventa un incontro tra le due menti in un itinerario attraverso i luoghi dell'infanzia, del sogno e della realtà, delle perdite, delle ricostruzioni, della morte e della vita. Il ritmo del racconto è scandito da quello dei sentimenti, delle emozioni, della realtà interiore che si mostra e che si cela. Gli incontri si susseguono, si ripetono mai uguali in una fusione di passioni, esitazioni, umanità, anche umorismo.