Fra i capolavori dell’India antica, certo nessuno è famoso in Occidente come il Kāmasūtra, l’affascinante «Trattato sull’Amore» composto da Mallanāga Vātsyāyana verso il iii secolo d.C. Più di molte altre, tuttavia, quest’opera è stata oggetto di fraintendimenti e di interpretazioni riduttive, che hanno finito per diffondere intorno al suo nome un’aura di lascivia, quando non addirittura di pornografia. Complice, la prolungata inaccessibilità o trascuratezza delle traduzioni: basti pensare che tutte le edizioni italiane del Kāmasūtra apparse prima di questa si limitavano a rendere l’assai disinvolta prima versione inglese, pubblicata nel 1883. Nel tradurre quindi il Kāmasūtra in italiano, finalmente, dall’originale sanscrito, si è voluto rendere giustizia a questo testo glorioso che, al di là delle facili banalizzazioni, appare ancora carico di suggestioni immense.