Fino a dove può spingersi la propaganda politica? A quali manipolazioni e menzogne può ricorrere per tentare di travolgere l’opinione pubblica? A quale tasso di dissociazione dalla realtà può arrivare la sua narrazione e fino a che punto può distorcere l’obiettivo finale? Se ogni totalitarismo porta la propaganda all’estremo livello di tensione, il regime nazista ne fece un uso assoluto. Prima e dopo la conquista del potere, durante la guerra, e pure nelle sue tragiche battute finali. Nella Berlino in fiamme dell’aprile 1945, assediata dalle truppe dell’Armata Rossa, con il Terzo Reich ridotto a un nodo di strade, la macchina propagandistica di Joseph Goebbels, seppellito nel bunker sotto la Nuova Cancelleria, insiste con il suo canto di veleno. Lo fa attraverso l’ultimo giornale del regime, il «Panzerbär» («l’orso corazzato»), distribuito a mano e gratuitamente, quando ormai tutto è perduto e solo la paranoia di Hitler intravede un futuro diverso.