Al confine tra il Kashmir e il Laddak, tra le bianche vette dell’Himalaya, ogni anno migliaia di pellegrini indù ascendevano a una grotta sacra ove una formazione di ghiaccio si erge maestosa, simbolo fallico della potenza di Shiva e oggetto di arcaici riti di fertilità. Tra i pellegrini indù, negli anni ’70, anche molti giovani hippies. Dalla fine di quegli anni ai giorni nostri una escalation continua di violenze ha insanguinato quelle valli e quei monti celestiali trasformandoli in un inferno di ottusa intolleranza. Non più turisti, non più visitatori attratti da esperienze spirituali, ma eserciti e minacce atomiche incombono sul Kashmir che l’autore ha conosciuto e che in questo romanzo narra, nostalgico di quel primitivo splendore.