Kire – vale a dire l’azione del «tagliare via» e del «recidere» – costituisce per Ryōsuke Ōhashi una categoria estetica e insieme una pratica che permea trasversalmente l’arte giapponese, dall’architettura alla scultura, dalla poesia alla pittura, dalla Via dei fiori a quella del tè e della spada. Kire rappresenta d’altro canto l’abbreviazione della formula kire-tsuzuki, che esprime l’esperienza della «dis/continuità», della «continuità del taglio» tra il fare artistico e l’irriflessa immediatezza della natura.