Nel 1913, una dozzina di anni prima del celeberrimo tentativo di proporre il Buddhismo all’Occidente di D.T. Suzuki col suo fondamentale Saggi sul Buddhismo Zen (1927-1934), un altro importante studioso giapponese provò a fornire una lettura “nazionale” di questa religione, e dello Zen in particolar modo, che fosse tuttavia comprensibile e, nel contempo, suggestiva anche per il lettore straniero. Ecco che La religione dei samurai di Kaiten Nukariya, che qui si presenta in prima traduzione italiana e che venne molto apprezzato da Julius Evola, si attesta come un prezioso documento dal triplice valore: politico, religioso e storico.