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Alejandro Jodorowsky, Marianne Costa
Alejandro Jodorowsky (Tocopilla, 7 febbraio 1929) è un regista, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore cileno che lavora per teatro, cinema e fumetto. Figlio di immigrati ebreo-ucraini, si trasferì nel 1953 a Parigi, dove fondò con Fernando Arrabal e Roland Topor il movimento di teatro Panico. Jodorowsky è stato per diverso tempo allievo ed assistente di Marcel Marceau, fino ad arrivare ad esserne il più stretto collaboratore. Per Marceau scrisse Il fabbricante di maschere, La Gabbia, Il divoratore di cuori, La sciabola del samurai e Bip venditore di ceramica. Oltre che direttore di teatro, è autore di pantomime e pièce teatrali, di romanzi e fumetti
La notorietà di Jodorowsky è dovuta in larga parte ai film da lui diretti, dei quali ricordiamo Il paese incantato, dall'omonima opera per il teatro di Fernando Arrabal, El Topo (1971) che lo rivelò al pubblico internazionale, La montagna sacra (1973) e Santa sangre-Sangue santo (1988).
El Topo e La montagna sacra, in cui apparve anche come interprete, sono caratterizzati da un surrealismo provocatorio, grondante di orrori e magia. Santa Sangre segnò il suo ritorno al cinema dopo alcuni anni di inattività. Il film, ispirato ad una storia vera, è carico di motivi psicanalitici.
Ritorna al cinema con Tusk, nel 1979, un curioso lungometraggio girato in India che narra le disavventure di un simpatico elefante, motivo simbolico del suo passato, che ritornerà su Santa Sangre e sarà ricordato nella sua biografia La danza della realtà, in un episodio dove Jodo-bambino venne rimproverato aspramente dalla nonna per aver fatto un elefantino di escrementi nasali dietro il suo lettino. Sfortunatamente il produttore di Tusk fece bancarotta e Jodorowsky versò un periodo decisamente poco felice, arrivando suo malgrado a chiedere retribuzioni per la lettura dei tarocchi. Del film esistono alcuni nastri in lingua originale (il francese), ma non fu mai realmente distribuito.
Nel 1991 ha girato Il ladro dell'arcobaleno con Peter O'Toole e Omar Sharif; nel 2005 ha interpretato Ludwig van Beethoven in Musikanten di Franco Battiato e successivamente, nel 2007 è tornato a recitare per l'artista catanese in Niente è come sembra.
Progetto mai realizzato per Dune Dopo il successo de La Montagna Sacra, Jodorowsky cercò di iniziare 1975 un grosso progetto per portare sul grande schermo il famoso romanzo di fantascienza Dune di Frank Herbert. Il film, girato in 70 mm, sarebbe dovuto durare tre ore; cercò di coinvolgere tutti i più grandi artisti di quegli anni: le musiche sarebbero dovute essere dei Pink Floyd, tra gli attori protagonisti, addirittura Salvador Dalì; tra gli scenografi e costumisti, Moebius e H. R. Giger. Con una diversa produzione, il film Dune venne realizzato solo nel 1984 per la regia di David Lynch. Alcune delle scenografie realizzate anni prima da Giger furono riutilizzate in questo film.
Jodorowsky ha pubblicato diversi libri rispettando sempre la poliedricità che lo caratterizza. Nel 1997 è uscita un'intervista sulla Psicomagia, una terapia panica, Conversazioni con Gilles Farcet. Mentre nel 1999 ha pubblicato il libro di aforismi e poesie ispirate alla cabala ebraica La scala degli angeli. Tra le produzioni letterarie recenti troviamo La via dei tarocchi del 2005 e La danza della realtà del 2006. In tutti questi libri viene esplorato il rapporto esoterico che lega l'uomo alla divinità.
Quando Teresa si arrabbiò con Dio (Feltrinelli, 1998) è invece la rivisitazione in chiave epica della saga della sua famiglia, ebrei, che dalla russia iniziano il viaggio verso in Cile; nel seguito del romanzo, Il figlio del giovedì nero (Giunti, 2003), la trama assume tratti autobiografici: Jodorowsky infatti è nato quando crollò la Borsa di Wall Street, da cui il titolo.
Un altro saggio intitolato I Vangeli per guarire rilegge in chiave moderna il mito del Vangelo, ripercorrendo moltissimi versi dell'opera biblica ed instaurando un ponte fra divinità e umanità originalmente ricercato ma non forzatamente contestatorio rispetto alle interpretazioni ordinarie.
del 2000, nel 2007 è ritornato al teatro con lo spettacolo, prodotto in Italia, Sogno senza fine, presentato in prima assoluta in maggio al teatro Gobetti di Torino.
Psicomagia: Il surrealismo, in breve, è un linguaggio artistico che utilizza dei simboli inconsci, cioè simboli in grado di superare la barriera di censura logica della coscienza. Il surrealismo vuole quindi produrre una suggestione profonda e persistente in chi osserva l'opera. Jodorowsky, surrealista, grande ammiratore di André Breton, negli anni 60 entra in contatto con una guaritrice messicana, Paquita. Vede in lei un modo di agire analogo a quello surrealista. Vede che i metodi che Paquita utilizza per guarire i suoi "pazienti", non hanno nessun valore dal punto di vista della medicina canonica e tradizionale. Ma la forza di suggestione che li pervade, è tale da portare spesso il "paziente" a reagire, a intraprendere egli stesso la strada per una guarigione, per ritrovare una forza positiva dentro di sé, oppure paradossalmente invece per un'accettazione serena della malattia. Jodorowsky, profondamente affascinato da un metodo di cura così fittizio eppure così psicologicamente appagante e quindi "necessario" al benessere delle persone, elabora quindi una forma d'arte che abbia come fine la guarigione. E la chiama Psicomagia. Per mezzo di quella che egli chiama "gesto poetico", egli propone all'interlocutore un gesto da realizzare, in apparenza privo di logica, in realtà con un dirompente impatto emotivo, che lo porterà a vedere e percepire la propria realtà da un punto altro, diverso, e nuovo. Quindi l'interlocutore, realizzando il gesto proposto dallo psicomago, spezza la quotidianità delle proprie problematiche e del suo personale vissuto, per arrivare a una nuova percezione del problema.
Esempi di atti psicomagici: una persona parlava a Jodorowsky dei propri problemi economici, dicendogli che non aveva mai un soldo in tasca. Jodorowsky gli chiese semplicemente di incollare alle proprie scarpe due monete, in maniera tale che camminando si potesse sentire il tintinnio delle monete sulla strada. A un ragazzo, orfano del padre, la cui figura, idealizzata e severa, continuava a inficiarne la vita, chiese di bruciare una foto del padre, gettando le ceneri in un bicchiere di vino, e quindi di berlo.
Il gesto psicomagico è finalizzato ad essere comunque costruttivo, e positivo. Il suo, è un tentativo di dare all'arte una dimensione di "guarigione", non più meramente estetica né invece per fini politicizzati. La sua opera "i vangeli per guarire" è un ulteriore tentativo in tal senso.
Nel libro "La danza della realtà" Jodorowsky racconta di come si rivolse a lui e alla psicomagia per curarsi dalla depressione anche un grande attore italiano. Jodorowsky non dice mai il nome dell'attore, ma è facile vedere la figura di Vittorio Gassman nelle scarne descrizioni disponibili. Gassman si rifiutò di compiere il gesto psicomagico proposto da Jodorowsky (un complesso rituale in cui doveva sgozzare un gallo sulla tomba della madre), dicendogli "ma io non posso. Io sono Vittorio Gassman". Per Jodorowsky quella fu la vera natura della depressione dell'attore, il dover "portare" un nome come un'etichetta.
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La famiglia, un tesoro e un tranello
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Secondo Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa, la famiglia riversa e trasmette sugli individui energie positive e negative, e sovente l’inconscio famigliare interagisce con l’inconscio personale, nel bene e nel male. Uno studio approfondito del proprio albero genealogico offre la possibilità di comprendere fino a che punto quello che si pensa, si sente, si desidera o si vive, e i conflitti e le ferite che ne conseguono, possono essere rintracciati dentro un passato famigliare, sociale, storico o dentro un residuo educativo. La metagenealogia rivela che in una stirpe si ripetono date, malattie, nascite, morti, incidenti e nomi. Sono come tappe che ricorrono e si trasmettono di generazione in generazione fino ad arrivare a noi, con la precisione di un orologio. La tendenza a identificarci e a essere fedeli ai nostri famigliari può rivelarsi in tal senso un atteggiamento doloroso, paralizzante e autodistruttivo. Non solo: le persone cui giuriamo fedeltà spesso imitano a loro volta figure del passato, dal che discende, in ambito famigliare, una sorta di catena ereditaria di prigionieri.
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