Il lettore che voglia cogliere a fondo il principio ispiratore del libro dovrà lasciar risuonare il quesito fondamentale del titolo come se fosse la domanda d'un bambino (tramate d'incanto e stupore, le domande infantili non danno tregua a noi adulti) o, se si vuole, il contrappunto delle domande radicali dei pazienti in analisi, le quali non possono trovare una risposta, e per tale ragione divengono il filo di un'avvincente matassa narrativa, intessuta di immagini profonde, compagne di sentiero delle parole. Dalla scena primaria e dal complesso edipico, attraverso gli archetipi, sino alla fantasia inconscia, la psicologia del profondo ha ospitato per un secolo, a partire dalla Traumdeuntung e dai Tre saggi sulla teoria sessuale di Freud, una tensione conoscitiva e terapeutica ben compendiata dalla metafora junghiana della creazione continua.
In una cornice darwiniana l'elettiva apertura alla pluralità che contrassegna la ricerca sulla psiche e la cura della psiche svela un incessante orientamento alle origini, da cui il percorso, il desiderio e il bisogno di una meta trasformativa, simboli per sé metamorfici, vengono adombrati e insieme illuminati. In una prospettiva interdisciplinare analisti e studiosi di ispirazione junghiana affrontano, al crocevia del nesso imprescindibile tra scienze naturali e scienze umane, non solo il tema delle determinanti primarie della dinamica psichica inconscia e cosciente, ma soprattutto l'area del dubbio che struttura in forma tanto sottile, quanto stringente, ogni istanza epistemica, ogni esperienza di elaborazione nell'ambito della teoria e della cura in psicoterapia analitica e in analisi.