Ritrovata nell’archivio di Stato di Berlino dove era rimasta celata, quasi per effetto di un incantesimo, sin dagli inizi dell’Ottocento, "La storia del Mago Merlino" appare qui in una nuova edizione italiana, proponendosi però come “sorpresa culturale” anche per il pubblico tedesco ed europeo.
Ma chi era Merlino? Incantatore o profeta, figlio del diavolo o principe del Bene, saggio o folle, taumaturgo o anticristo?
Unica nel suo genere, quest’opera ha il pregio di introdurci segretamente nel mondo magico di Merlino, dove le profezie s’intrecciano con le avventure, gli incantesimi con gli amori, fino a rivelarci, in un tono a volte desueto ma proprio del testo medioevale, gli aspetti più oscuri e meno conosciuti di questa singolare creatura, in bilico tra il mito e la letteratura, tra il sogno e la memoria.
Pubblicata nel 1804 sotto la dicitura “Edita da Friedrich Schlegel”, "La storia del Mago Merlino" fu tradotta e rielaborata sulla base di un antico manoscritto dalla moglie Dorothea che partecipò attivamente agli studi filologici del cenacolo romantico di Jena. “Messer Friedrich dalle tasche vuote” (come allora era ironicamente soprannominato da Brentano per la sua proverbiale mancanza di denaro) e Dorothea condivisero l’entusiasmo del tempo per i primi capolavori letterari e, rivalutando il fantastico e il favoloso, portarono alla luce, durante il loro soggiorno a Parigi, innumerevoli tesori del passato.
Nella Bibliothèque Nationale riscoprirono tra i manoscritti un antico testo, la versione in prosa del poema epico Merlin di Robert de Boron, composto nel XIII secolo, su cui Dorothea Schlegel concentrò i propri interessi filologici per rendere nuovamente accessibile quest’opera che per le sue risonanze mitiche permette al lettore di oggi, come a quello di ieri, di abbandonarsi alla voce magica dell’irrazionale, come Merlino si lasciò incantare dalla giovane Viviana.