Al di qua del paradiso è il primo romanzo di F. Scott Fitzgerald, quello che più di tutti gli cambiò la vita.
All’indomani della sua pubblicazione, avvenuta nel marzo del 1920, trasformò il suo autore, all’epoca neppure ventiquattrenne, nel portavoce di una generazione, in un uomo ricco e famoso, e infine in un marito: nel giro di una settimana Zelda Sayre, una volitiva bellezza del Sud che mai avrebbe accettato di vivere accanto a un uomo qualunque, a uno scrittore fallito, lo sposò alla Saint Patrick’s Cathedral di New York.
Vagamente autobiografico, in Al di qua del paradiso Fitzgerald racconta la vita di Amory Blaine, la sua formazione (scuola, religione, famiglia, università, amore), i suoi valori e i suoi dubbi. Sembra un “romanzo di formazione”, ma il passo instabile, la narrazione ironica, la trama frammentaria e dialogica, la conclusione aperta ne fanno piuttosto un grande testo novecentesco e modernista.
Amory Blaine intuisce lentamente che nulla è certo e stabilito, che tutto è in movimento e si evolve con rapidità.
Fortuna, certezze, morale fluttuano e si ribaltano incessantemente. Coglie l’impatto emotivo di cataclismi come la guerra, la morte e le ragazze.
Quelle che incontriamo in Al di qua del paradiso sono le flapper, che Fitzgerald per primo promuove al rango di personaggi letterari: baciano e fumano e ballano, e sfidano i ragazzi sul terreno amoroso, comportamentale e culturale.