La routine della vita urbana genera alienazione, frustrazione e sofferenza.
Nelle città smarriamo il senso dell’interconnessione di tutto ciò che esiste.
Zachiah Murray ci indica una via per recuperarlo che è al contempo un percorso di crescita personale e spirituale: il giardino.
Il giardino è un santuario dell’interessere.
Entrandoci in presenza mentale, zappando, seminando e potando in piena consapevolezza, riconoscendo la presenza del sole, della terra, dell’acqua e del nostro impegno nei fiori che coltiviamo, ci sentiamo parte di un tutto, vediamo noi stessi nella natura e la natura in noi stessi.
Ma il giardino è anche uno specchio della nostra anima.
Le sue erbacce sono la rabbia e la sofferenza che sentiamo; i suoi fiori sono la compassione e l’amorevolezza che, se nutrite e innaffiate, possono germogliare nel nostro cuore, rendendo felici noi e le persone che amiamo. Attraverso la respirazione, l’osservazione profonda e la ripetizione di gatha (versi) atti a unificare la mente e il corpo nel momento presente, possiamo fare del giardinaggio una splendida occasione per comprendere noi stessi e ritrovare l’armonia e la pace interiori.