In questo libro si esplora una forma di colonizzazione dei nodi della rete e, per questa via, dell’immaginario dei suoi frequentatori, delle loro identità, delle loro pratiche quotidiane e di quelle future. Ma il “futuro” di cui l’Autore scrive, non è qualcosa che debba ancora venire.
Compiendo una spiazzante capriola del tempo esso infatti è già avvenuto e preme quotidianamente sul nostro presente.
Le grandi aziende dell’oligarchia digitale – rastrellando i dati che generosamente seminiamo sul web e mettendo al lavoro sempre più audaci algoritmi “intelligenti”, capaci di apprendere e di predire – hanno già impostato e costruito i sentieri su cui orientare i nostri prossimi passi, e i modelli della sorveglianza ad personam per chi a questo futuro pre-scritto intendesse opporsi o comunque sottrarsi.
Dopo aver passato in rassegna i vari modelli di futuro che vengono avanzati, l’Autore si sofferma e s’interroga in particolare su alcuni fondamentali territori: le biotecnologie faustiane di intervento sul DNA; le ambigue previsioni sull’intelligenza artificiale; gli approcci disciplinari a cui si ispirano i nuovi paradigmi della sorveglianza; le ridefinizioni del lavoro – stretto tra l’obsolescenza di alcune sue figure novecentesche e l’emersione di nuove professioni dalla vita breve – e infine, le retoriche sulla necessità di un riallineamento dei cittadini al nuovo contesto digitale attraverso strategie di formazione lungo l’arco dell’intera vita.
Nel contesto iper-capitalistico in cui viviamo, l’oligarchia digitale, assumendo nei fatti i propositi dell’ideologia transumanista, si è data l’obiettivo di colonizzare il pianeta, superando definitivamente i limiti dell’umano.
A fronte di questa prospettiva, sembrano piuttosto ingenui gli orientamenti di coloro che si propongono di umanizzare le tecnologie digitali, l’intelligenza artificiale, le fortificazioni della “sicurezza”, l’ingegneria genetica e quella sociale per contenerle entro “i limiti della democrazia”. Sembrerebbe invece urgente e necessario cominciare un percorso di decolonizzazione della rete e dell’immaginario.