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Comincia così un affascinante viaggio nelle implicazioni più segrete del nostro desiderio di piacere. Vi sono troppe contraddizioni – linguistiche, psicologiche, etiche – dell'idea che in Occidente si ha dell'«amore», troppi significati si accumulano e si confondono in questa parola: come se, nel corso dei secoli, una serie di paure avessero impedito di fare chiarezza, di dire la verità sulle dinamiche del sentimento che tutti hanno sperimentato.
Igor Sibaldi mette in luce la più profonda di tali… paure: quella dell'Eros – che un tempo era il nome di un Dio, e indicava non soltanto una inesauribile energia sensuale ma anche e soprattutto la straordinaria vastità della mente, il suo fiducioso impulso alla libertà e alla conoscenza, che da adulti siamo abituati a reprimere e a falsare. Dal timore di far agire l'amore-Eros nella nostra vita quotidiana derivano i nostri traumi più dolorosi; e la riscoperta dell'eros antico può dissolverli. A tutti è accessibile (da bambini eravamo tutti erotikói): solo, occorre una buona dose di coraggio, perché a quel Dio millenario tutta la nostra civiltà è sempre stata ed è tuttora ostile.
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