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La cucina delle canaglie raccontata dal più improbabile dei complici: l'abate domenicano Jean-Baptiste Labat, inviato in missione scientifica nei Caraibi nel 1694, che nel suo "Viaggio alle Antille" ci introduce ai piaceri profani dei Fratelli della Costa, da lui ampiamente condivisi. Furono sempre gli indigenti, i declassati, a inventare le grandi cucine, mai quelle classi che si definiscono superiori; e fu nelle zone portuali, nelle modeste capanne, nelle taverne, che furono creati molti dei piatti che ancora oggi ci rendono felici. L'autrice
I pirati? Li immaginiamo imbronciati mentre rosicchiano insetti o lappano acqua putrida sulle loro bagnarole. Che errore! Come dimostrano le memorie di Jean-Baptiste Labat, domenicano poco portato alle estasi mistiche, ma dotato di un appetito e una curiosità incontenibili. In un inedito mélange di arte culinaria e storia, Melani Le Bris, insieme al padre Michel, il più noto storico francese della pirateria, ricostruisce questa misconosciuta epopea gourmande della filibusta caraibica. Una gustosa narrazione in cui un centinaio di ricette si alternano ad altrettanti aneddoti in un'armonica composizione di sapori e vicende. Riviviamo così le gesta dei «Fratelli della Costa», che nelle loro modeste capanne o nelle malfamate taverne lungo i moli sono stati i precursori di quella cucina meticcia che oggi si chiama moderna, portando ai più alti livelli l'arte delle spezie, raffinando la preparazione delle grigliate e scoprendo molti dei cocktail che ancora oggi ci fanno sognare.
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