|
Un approccio alla musica come entità filosofica piuttosto che come fenomeno sonoro. È quindi incentrato sul flusso della musica come energia cosmica, sul suo ruolo e le sue funzioni nel piano creativo universale. I primi capitoli trattano della posizione dialettica della musica e della sua essenza d’infinitezza. I seguenti riguardano la musica in relazione ad altre energie cosmiche, come la devozione, l’amore, la creatività, la bellezza, l’armonia, e ne discutono la dimensione spirituale. Le argomentazioni teoretiche sono supportate da citazioni poetiche di Rabrindanath Tagore, Nobel nel 1913 per la Letteratura, e dei Bāul del Bengala, una comunità di cantori mistici che vivono la religiosità attraverso la musica. “… Una volta che la verità è stata realizzata, una volta che la musica si rivela all’uomo nella sua massima dolcezza cosmica, la presenza emergente eclissa nel suo beato splendore tutte le spiegazioni razionali, i resoconti descrittivi.”.
INDICE: Introduzione all'edizione italiana Prefazione Introduzione Qualità spirituali e materiali della musica Offerta e benedizione: dialettica della musica Infinitezza della musica Musica e devozione Musica e bellezza Musica e armonia Musica e amore Musica e creatività Musica e unione spirituale Comunicazione per mezzo della musica Il servizio attraverso la musica Note
Introduzione all'edizione italiana
In questo libro troviamo parole meravigliose che provano e, in molti casi, riescono efficacemente a spiegare la visione della musica secondo la cultura indù: tutto quello che si potrebbe dire con il cuore e con la mente, e tutto quello che non può essere comunicato, perché spesso le parole non sono adeguate per spiegare quello che avviene nel profondo del cuore: l’emozione, il sentimento, l’attimo fuggente che non è descrivibile con il linguaggio.
L’autrice, una studiosa di formazione accademica, usa un lessico molto ricco attingendo allo studio della filosofia indiana e, per dare valore alle sue argomentazioni, si affida ad autori e artisti prestigiosi come Rabindranath Tagore, i santi Bāul, cantori erranti, e tutta la vasta gamma di santi della musica che, in India, hanno gettato le basi della spiritualità e della bhakti.
La bhakti è una delle vie più importanti indicate dallo yoga e anche parte inscindibile di ogni percorso spirituale. Il bhajan, canto devozionale, ha una sua struttura melodica e ritmica che fa assorbire il cuore, la mente e tutto il corpo nelle vibrazioni con cui si ripetono i nomi di Dio, tanto da portare a dimenticare se stessi e ad abbandonarsi completamente al suono divino. Questa pratica fa aumentare le frequenze delle cellule cerebrali e della zona del cuore, porta in modo naturale a mutare i contenuti della mente, innalzandola sempre di più fino a sviluppare la coscienza di Dio, conducendo il devoto a immergersi nell’estasi della devozione.
Nella cultura indù tutti i suoni nascono da un unico suono primordiale chiamato Oṁ. Nelle Upaniṣad il suono inteso da un punto di vista mistico è spiegato come unione dei due principi maschile e femminile, Śiva e Śakti. Dal movimento di questi due principi i quali, “danzando” insieme nella danza cosmica, si uniscono e si separano alternativamente, ha luogo il ciclo di riassorbimento e di emanazione dell’universo manifesto, dal quale nascono le varie gradazioni del suono.
Generalmente, il suono cosmico è ripartito in quattro stadi, da quello estremamente sottile a quello più grossolano: para, lo stadio di pre-ideazione; paśanti, lo stadio di emissione del suono indifferenziato; madhyam, lo stadio in cui i suoni si differenziano in diverse risonanze; vaikhāri, lo stadio in cui il suono passa attraverso i sensi e viene riprodotto dalla voce.
Con il termine Śabda-brahman si considera l’Assoluto come fonte potenziale del suono da cui anche la più sottile vibrazione è riassorbita nella quiete immobile e silenziosa del Brahman privo di attributi. Nella cosmologia del Sāṃkhya, śabda è uno dei tanmātra o elementi sottili, quello che costituisce il presupposto dell’ākāśa, lo spazio onnipervadente. L’universo infinito è la sintesi di un suono, di una vibrazione, di uno spanda.
Nella Chāndogya-upaniṣad (1.1) è detto:
“L’essenza di tutti gli esseri è rappresentata dalla terra, l’essenza della terra è l’acqua, le piante sono l’essenza dell’acqua, l’uomo è l’essenza delle piante, l’essenza dell’uomo è il verbo, l’essenza del verbo è il Ṛg-veda, l’essenza del Ṛg-veda è il Sāma-veda, l’essenza del Sāma-veda è l’udgītha (Oṁ): questo udgītha è la migliore, la più elevata di tutte le essenze, e merita il più alto posto.”
Ogni elemento della natura è il risultato di un suono particolare; quindi quattro suoni corrispondono ai piani della natura, mentre tre sono superfisici o ultrasuoni. Le qualità spirituali e materiali della musica.
La musica, manifestazione sonora dell’ispirazione spirituale, si circonda di un’aura di mistero da quando è entrata a far parte della sfera della coscienza umana. Accettandone il fascino e le qualità nascoste, l’uomo ha reso la musica strumento primario dell’espressione emozionale attraverso il quale comunicare al mondo esterno i propri segreti interiori. Il suo mistero la rende idonea a convivere con l’emotività umana, esso assorbe il mistero dell’anima umana e lo dirige all’orecchio per mezzo delle onde sonore. Quando il fiume di moti emotivi si unisce all’oceano delle vibrazioni sonore, la loro unione diviene udibile e il segreto taciuto del cuore si rivela nella musica. La realtà sonora si trasforma in specchio dell’anima che riflette l’inesplicabile essenza emozionale dell’esistenza umana.
Il cuore della musica è un’esperienza spirituale la cui percettibilità rimane fuori dalla portata di molti organi di senso; la musica non è visibile né tangibile e non può neppure essere odorata o assaggiata. Tuttavia il fenomeno della musica non è immateriale e può essere percepito dall’unico senso sempre attivo, la musica infatti può essere ascoltata. Che cosa succede quando l’orecchio umano percepisce le vibrazioni del suono musicale? Che reazione scaturisce dalla mente del destinatario nel momento in cui la scintilla dell’ispirazione si trasforma in realtà musicale udibile?
La musica suscita in primo luogo una risposta emotiva nel cuore dell’uomo, poiché il suo richiamo è rivolto alla sfera percepita dal cuore; ascoltata dall’orecchio, la melodia ha bisogno di scendere nel profondo del cuore per provocare una risposta emozionale nell’ascoltatore, poiché le emozioni nascono da dentro anziché essere captate dai sensi esteriori; l’orecchio che percepisce il suono della musica rimane sordo alla sua bellezza a meno che il suono non penetri nella sfera emozionale. Pertanto il poeta innalza il suo cuore ogni volta che parla del suo desiderio di perfezione spirituale e sa che le spiegazioni razionali non potranno mai rispondere adeguatamente alla domanda sulle origini della musica.
Egli trascende la descrizione scientifica del fisico quando dice: “È Lui che incanta questi occhi e suona gioioso le corde del mio cuore con variopinte cadenze di piacere e di dolore”. È l’esperienza individuale più intima che lo fa giungere a questa conclusione. Chi non ha fatto esperienza della vigorosa energia che sottende il semplice fenomeno fisico, chi non ha assaggiato la dolcezza dell’inspiegabile, riceverà il suono, ma non la musica. Anche se inconsapevole sarà tuttavia colpito dall’impatto emozionale della realtà sonora.
La musica ha la capacità di risvegliare sentimenti di tipo diverso, secondo le sue qualità e lo stato emotivo dell’ascoltatore. Che cosa spiega questa capacità e qual è la causa del potere motivante della musica? Adesso è lo psicologo che arriva con spiegazioni alla mano, scrupolosamente elaborate dopo studi e osservazioni. Ma il poeta ancora ci parla della sua esperienza: “È proprio Lui, il più segreto, che risveglia il mio essere con tocchi profondi e celati.”.
La risposta appare così sorprendentemente semplice che ci si domanda perché generazioni di grandi pensatori investano così tanta energia e ancora lottino inutilmente per questo. Tuttavia la via verso la realizzazione non è così facile, poiché la sua destinazione ultima può essere raggiunta solo con l’esperienza vivente.
L’esperienza di quella Realtà suprema non può essere descritta a parole o con una formula matematica, non può essere appresa con la scienza né percepita dagli organi di senso. Di tale esperienza i materialisti parlano increduli...
|