È un libro in cui la straordinaria fantasia analitica di de la Motte può scatenarsi nell'invenzione di criteri analitici sempre nuovi, facendoli emergere con naturalezza, quasi spontaneamente, dal materiale stesso.
L'insignificanza della letteratura specifica sulla melodia, soprattutto rispetto al corpo imponente di scritti dedicati all'armonia, o anche al ritmo o all'orchestrazione o alla forma, dà la misura, ancor più che nel suo "Trattato di armonia", della fecondità del metodo storicizzante di de la Motte, che non produce un trattato su la melodia, astrattamente intesa, bensì studia come si manifesta, come si struttura, come viene inventata la conduzione melodica in varie epoche (dal canto gregoriano ai nostri giorni) e in vari contesti (dalla musica reservata alla canzone popolare viennese), analizzandone le occorrenze più significative in maestri di alto rango.