Era la metà degli anni sessanta quando due psicoanalisti, Mary Ainsworth e John Bowlby, incominciarono a lavorare sulle interazioni sociali tra madre e bambino, abbozzando per la prima volta quella che sarebbe diventata la «teoria dell’attaccamento». Dopo quasi mezzo secolo, la teoria dell’attaccamento è ora il fulcro di molti approcci psicoterapeutici, raggiungendo un obiettivo rimasto per molti anni utopistico: quello di conciliare scuole e indirizzi in partenza molto differenti.
Il libro curato da Luigi Onnis raccoglie appunto saggi di diverso orientamento (cognitivista, psicoanalitico, sistemico): la sua proposta innovativa è quella di osservare le diverse psicoterapie proprio dal punto di vista dell’attaccamento, mettendo in luce le complesse relazioni che legano psiche e soma, mondo interno e mondo esterno, relazioni rappresentate e relazioni reali, individuo e sistema interpersonale di appartenenza.
I diversi interventi ci mostrano così che queste non sono mai entità separate, antitetiche e non comunicanti, bensì livelli e aspetti diversi, specifici ma interagenti, autonomi ma complementari, della nostra realtà umana.