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Nella donna-cervo misura sei dita, nella donna-giumenta nove, nella donna-elefante dodici. (Anangga Rangga, manuale erotico indiano)
Sorprendentemente simili agli scarabocchi osceni dei nostri gabinetti pubblici, i glifi preistorici raffiguranti la vulva si trovano un po' dappertutto. C'è qualche cosa di magico in queste rappresentazioni. Non vi è dubbio che il mistero femminino abbia ammaliato l'uomo da sempre. Una ferita aperta che periodicamente perde sangue, ma dà piacere e dà la vita. Per i cristiani apriva la porta dell’inferno (ma in molti l’hanno attraversata volentieri), per le femministe è stata una rivendicazione di libertà. Tutte le civiltà si sono interrogate sul fascino del triangolo magico: miti, riti, curiosità e leggende di una magnifica ossessione. Nei secoli le donne l’hanno esposta per celebrare i funerali, convincere le piante a crescere e gli uomini a scendere in guerra. I mariti gelosi non hanno esitato a metterla sotto chiave, facendo la fortuna dei bravi fabbri.
Fattucchiere e levatrici hanno dispensato consigli per profumarla o rassodarla, stringerla o manipolarla, aprirla o cucirla. In Polinesia si dice che, infiammata, abbia dispensato il dono del fuoco; nel Togo girovagava libera e impudica alla ricerca di uomini e animali con cui accoppiarsi, finché uno scorpione la punse e la costrinse a rifugiarsi tra le gambe di una donna. Qui trovò riposo ma non pace: apprezzata, offesa, spesso temuta, non per questo evitata, la vagina continua a troneggiare al centro dell’immaginario collettivo. Dai miti fondativi della psicoanalisi alle vergini preistoriche ipertrofiche, dai gadget fallici delle culture primitive all’invenzione del vibratore per curare l’isteria femminile, dalla filosofi a estetica della depilazione alla revirgination e all’infibulazione, Duccio Canestrini ci accompagna in un viaggio attraverso le epoche, i luoghi e le civiltà, alle radici dell’innata profondità femminile.
Un “nulla coperto da una macchia di peli” – così la liquidava Pasolini – che pure non ha mai smesso di affascinare esperti, cultori e semplici appassionati che in lei omaggiano l’origine, la fine, e a volte il senso stesso della vita.
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