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In questo preciso frangente storico in cui la pace fra Palestinesi ed Israele sembra lontana e impossibile, è un balsamo profumato rievocare la solidarietà e l'amore interetnico testimoniati da Sugihara Chiune, console giapponese in Lituania negli anni terribili dell'olocausto. Ufficiale e rappresentante di un governo, quello nipponico, legato con la Germania nazista e antisemitica, pur davanti alla proibizione esplicita del suo Ministro degli Interni, il console Sugihara decise di rilasciare il visto d'ingresso in Giappone per transito in altro stato a sei mila ebrei rifugiati in Lituania, la cui vita era segnata dall'avanzare delle SS tedesche. Il racconto è un inno ai sentimenti originari dell'uomo, custoditi puri e caldi grazie al rapporto genuino con la vita e alla fede.
Mentre nella notte del nazismo trionfava la violenza più buia, eroi della semplicità, di ogni rango sociale, silenziosamente praticavano le qualità più nobili di cui l'uomo è dotato. I loro sentimenti erano così liberi, da volare spazi più ampi degli orizzonti stessi delle religioni a cui appartenevano. La religione stessa dimorava nella loro libertà, pudicamente. Fu solo per caso che gli ebrei salvati vennero a sapere che il console Sugihara era cristiano. Quando i popoli prenderanno coscienza della santità del loro fondo umano che li accomuna, quando crederanno nella loro interiorità e nella capacità artistica di esprimerla, quando si sveglieranno alla loro nobiltà originaria riconoscendosi più forti degli avvenimenti che accadono, allora ci sarà pace. La pace come un balsamo profumato che promana tutt'attorno.
Profumo che già promana dalla semplice lettura di questo libro!
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