Caterina Duzzi racconta senza filtri quello che i figli dei sessantottini hanno odiato dei loro genitori. Una trentenne di oggi a confronto con la meglio gioventù di allora: il sogno dei giovani rivoluzionari è stato l’incubo dei loro bambini. “Eccomi qui. Prodotto imperfetto dell’anti-autoritarismo, delle barricate, dello spontaneismo. Sposata, due figli. Mi piace preparare le torte a mio figlio e spesso vesto mia figlia di rosa. A quanto pare, l’educazione antiborghese non ha lasciato tracce su di me.” Qualcuno dice che la città in cui nasci condizionerà gran parte della tua vita. Altri hanno imparato a loro spese che la famiglia in cui cresci farà il resto. Sommate queste due ragioni e capirete perché ritrovarsi bambina nella Milano della contestazione non può che essere l’inizio di una piccola grande storia.
Caterina cresce in un’Italia a due velocità: quella dei normali e quella dei suoi genitori. Quella delle bambine che guardano Rin Tin Tin in tv, giocano con la Barbie e vanno in vacanza sotto l’ombrellone. E quella dei Compagni che dormono sul divano, delle comuni di sole donne, delle spiagge di nudisti. Fatto sta che alla piccola Caterina tutta questa diversità, tutte queste stranezze cominciano presto a pesare. È proprio necessario rinchiudersi nel bagno del treno con papà per evitare il controllore? E leggere solo libri che hanno come protagoniste carpentiere con i vestiti rattoppati? Come molti altri “figli del Movimento”, Caterina è stanca di vivere nel colorato abisso che separa la sua famiglia da quelle tradizionali.
Ben presto il suo desiderio di essere accettata dagli altri la porterà a prendere le distanze dall’anticonformismo dei suoi genitori e a conquistare, non senza fatica, il suo diritto alla normalità, o a qualcosa che gli assomigli. Compagni genitori, comunisti immaginari è una testimonianza agrodolce, un libro che guarda senza nostalgia alle rivoluzioni del passato e che spiega una volta per tutte quanto sia stato difficile — per un’intera generazione di trentenni — diventare grandi nonostante il ’68.