Tutta la vita di Groddeck fu dominata da una scoperta, a cui egli giunse attraverso la sua pratica medica, prima ancora di entrare in contatto con la psicoanalisi: la scoperta che, innanzitutto, la separazione fra malattia organica e psichica è posta su una base sbagliata – e cioè su quella stessa base che coarta la vita in genere della nostra civiltà – in quanto non riconosce in tutte le manifestazioni della vita l’agire di una sola potenza, l’Es, il quale solo permette di considerare l’uomo come un tutto. «Sono uno psicoanalista selvaggio» dichiarò Groddeck al congresso di psicoanalisi del 1920, all’Aja, e con questo esordio scandalizzò molti colleghi. Ma non Freud, che aveva subito riconosciuto in Groddeck una forza indipendente e incoercibile e fu sempre indulgente anche con i suoi scritti più apertamente eterodossi.
La rivelazione di questa scoperta, e il primo approccio al mondo che essa apre, sono presentati con giocosità e leggerezza nel Libro dell’Es; in questo volume, invece, che raccoglie i più rilevanti scritti teorici dell’autore, il lettore troverà Groddeck direttamente al lavoro sui frammenti più disparati dell’Es, siano essi un caso clinico, o la rete di significati connessi all’occhio o al ventre, o una serie di parole, di cui egli studia per mezzo dell’etimologia la simbolica nascosta – e la parte linguistica è forse la più sorprendente, più criticabile e più geniale del libro –, o un’opera letteraria, come il Peer Gynt di Ibsen. Si tratta di conferenze, saggi pubblicati su riviste di psicoanalisi, manoscritti per un’opera incompiuta: il tono varia dalla pedagogia più semplice e limpida alle speculazioni più azzardate e acrobatiche, sicché in questo libro si troveranno tutti i registri dell’opera di Groddeck.
Qui ancor più che nel Libro dell’Es, egli si abbandona senza restrizioni all’Es come a una immensa riserva di senso, che parla attraverso il corpo, il linguaggio, qualunque atto. E qui veramente vediamo in azione il suo procedimento «selvaggio» di analisi, che sembra non volersi arrestare mai nello stabilire rapporti e nessi latenti, instancabile nella lettura degli oscuri ed eloquenti graffiti dell’Es.