Come sfuggire dall’oblio dei condizionamenti che ci hanno plasmato e dai desideri che orientano le nostre azioni? Come evitare di trasformarci in uomini e donne d’allevamento, un tempo domati dalla violenza di chi proponeva la creazione dell’“uomo nuovo” e ora spesso appagati dal più agevole accesso alla soddisfazione di bisogni e desideri legittimi, ma per millenni inibiti: cibo, sesso, divertimento? Come rapportarci al “demone che tiene i fili” del nostro destino, rendendoci conto di come siamo divenuti quel che siamo e di ciò che potremmo ancora essere? Contro il diffuso fast food intellettuale, questo volume mira a rispondere a simili domande con riflessioni rigorose, documentate e avvincenti.
Ognuno di noi è il risultato di un corpo ricevuto per eredità biologica e di stampi anonimi (lingua, cultura, istituzioni), le cui impronte rielabora in forma inconfondibilmente personale. A lungo, in Occidente, questi processi d’individuazione sono stati garantiti dalla fede nel loro inamovibile fondamento: l’anima immortale. Con la progressiva erosione di tale sostegno, ha inizio la consapevole costruzione dell’individualità mediante gli strumenti artificiali della politica e dei saperi scientifici. Attraverso tecniche di ingegneria umana, il potere, interiorizzandosi, rende il singolo più facilmente plasmabile, invadendone la coscienza.
Nello stesso tempo, la disarticolazione e la scissione del presunto carattere monolitico della personalità permettono una sua diversa ricomposizione entro inediti orizzonti di libertà.
Il libro analizza storicamente e teoricamente queste vicende avendo come sfondo il periodo che va dalla fine del Seicento alle soglie del presente, ma come primo piano la fase politica d’incubazione e di sviluppo dei fascismi e quella filosofica, scientifica e letteraria del fiorire di progetti di potenziamento o di negazione dell’individualità e di sviluppo delle scienze della vita.