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So quanto possa essere controintuitivo interrogarsi sul tema della “perdita”, in particolare alla luce di certi scaffali che si estendono dal pavimento fino al soffitto in alcuni enormi supermercati. Ho contato 153 gusti di gelato diversi e 8 differenti marche di yogurt. Ma non mi sono fermata a ciò che sembra. La possibilità di scelta è solo apparente – principalmente di gusti e in seconda battuta di marchio, la maggior parte dei quali però appartiene alla stessa compagnia. In più, oltre il 90% di ogni barattolo di yogurt, latte e gelato è realizzato con il latte di una sola razza bovina, la Holstein- Frisona, conosciuta per essere la razza che produce più latte al mondo».
È su questa tensione tra apparenza (un numero smisurato di scelte) e realtà (l’impoverimento della biodiversità, l’omologazione del gusto) che Simran Sethi fonda la riflessione che si snoda tra le pagine di Bread, Wine, Chocolate.
Un viaggio, durato quattro anni, alla scoperta di quei sapori che rischiano di scomparire a causa della diffusione di cibi industriali che, dietro la facciata di una forma sempre diversa – e sempre nuova –, nascondono l’uso di pochi ingredienti tutti uguali o comunque molto simili tra loro.
"Negli ultimi cent'anni abbiamo vissuto, mangiando, i più drammatici cambiamenti mai conosciuti nei campi del cibo e dell'agricoltura. Cambiamenti insidiosi che sono sepolti sotto la terra, celati nelle arnie e nascosti negli allevamenti bovini. Nascono in microrganismi invisibili all'occhio nudo e riecheggiano attraverso tutti gli anelli della nostra catena alimentare (...).
Il cibo comincia ad assumere sempre lo stesso aspetto e sapore (...). Oggi il 95 per cento delle calorie del mondo è ricavato da sole trenta specie e (...), i cibi che mangiamo sono composti principalmente da granturco, frumento, riso, olio di palma e soia. In tutto il mondo, scelte alimentari diverse vengono sostituite da monodiete a base di monocolture. Il cibo stesso, nelle sue più deliziose, diverse varietà, si sta perdendo, lentamente e irrevocabilmente. Ma non deve essere per forza così."