Quando Corine perde la persona a lei più cara ancora non sa di essere sciamana. Da quel giorno Corine sa solo di vivere in un dolore immenso. Il mondo sembra svanito in una notte senza fine e i suoni che lei, compositrice, modulava in armonie, si sono semplicemente spenti. Poi, inaspettatamente, in quel silenzio, un canto, forse un richiamo, la invita ad andare oltre, molto lontano, in un luogo dove riuscirà a ritrovare la speranza e a far pace con il suo dolore. Così lei parte, come chi non ha più niente da perdere, con un esile bagaglio, verso un mondo a lei ignoto, la Mongolia. Il contatto con gli sciamani è illuminante. Scopre di avere il "dono degli spiriti" e di essere predestinata.