L’eroe per eccellenza della tradizione indiana - Arjuna - in questo viaggio incontra un cacciatore di stirpe montanara. Al culmine di uno scontro che si può configurare come una prova iniziatica, l’uomo della montagna si rivela come null’altri che Shiva, il dio supremo. L’eroe si prostra ai suoi piedi per adorarlo e ottiene in dono il conferimento di un’arma divina. Questo il succo dell’episodio del Mahabharata qui tradotto, che comprende però un lungo antefatto, denso di considerazioni etiche e politiche, e un’intera vicenda minore a sé stante, in cui viene descritto un duello tra il dio Krishna, auriga di Arjuna nella Bhagavadgita, e un re avversario. Shiva, il dio più enigmatico del pantheon induista, è qui presente all’inizio sotto mentite spoglie, e tanto più sorprendente e mirabile risulta la teofania che segue...